Donna si nasce by Adriana Cavarero & Olivia Guaraldo

Donna si nasce by Adriana Cavarero & Olivia Guaraldo

autore:Adriana Cavarero & Olivia Guaraldo [Cavarero, Adriana & Guaraldo, Olivia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-19T12:00:00+00:00


La lettera è così lucida ed efficace che non abbisogna di spiegazioni. Aggiungeremo soltanto che la frase «bruciate tutto» è una citazione del verso di una poesia scritta dall’attivista femminista peruviana Cristina Torres-Cáceres, presto divenuto uno slogan nelle manifestazioni pubbliche e nelle marce di protesta contro i femminicidi. E aggiungeremo altresì che, in seguito alla chiamata alla responsabilità rivolta a tutti gli uomini e alla società intera da questa lettera, si è aperto un dibattito sui media italiani in cui non pochi uomini, convocati come esperti benché assolutamente digiuni di qualsiasi studio sull’argomento, hanno appunto negato che esista il patriarcato, da essi spesso definito «idea delirante» o «categoria metafisica», e hanno dato la colpa del misfatto al venir meno della famiglia tradizionale. In verità, ai tempi della famiglia tradizionale, i femminicidi c’erano, eccome. Venivano però qualificati come «delitti d’onore». Ai tempi della famiglia tradizionale, non a caso detta patriarcale, in effetti, uccidere una donna era più facile e non destava scandalo. Ora che il patriarcato è vacillante, anche se la sua cultura pervade ancora la mentalità autoritaria e possessiva di molti uomini, le cose si sono fatte invece più complicate e destano sconcerto e orrore nell’opinione pubblica. A dispetto di quanto dicono alcuni sedicenti esperti, la tesi che non si tratti di un femminicidio, inscritto in una cultura patriarcale incapace di adattarsi alla libertà femminile, bensì di un classico omicidio causato da un raptus individuale, insomma da una mente debole e sconvolta, è infatti poco convincente.

In Italia, a molti uomini, che evidentemente non leggono l’Enciclopedia Treccani, il termine «patriarcato» non piace, così come non piace la parola «femminicidio», perché sottrae la morte di una donna – per mano di un uomo a lei vicino – al registro melodrammatico, rassicurante e un po’ nostalgico, del «delitto passionale» oppure al registro psicologico per cui capita che qualcuno vada a un certo punto «fuori di testa». Noi riteniamo invece che la parola femminicidio sia importante perché impedisce che le uccisioni delle donne vengano «normalizzate», addomesticate entro la cornice privata del rapporto di coppia, delle mura domestiche, della camera da letto. Lungi dall’essere solo drammi della passione, queste morti chiamano appunto in causa la cultura patriarcale e le sue arcaiche persistenze.

È grazie al lavoro di studiose e attiviste, le quali hanno segnalato la specificità del fenomeno, che il diffusissimo problema della violenza maschile contro le donne è oggi al centro di numerose politiche pubbliche. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), firmata a Istanbul nel 2011, è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne. Molte sono le ulteriori iniziative, locali, nazionali e internazionali, che cercano di arginare il fenomeno – a fronte, va detto, di non poche resistenze da parte di Paesi e partiti conservatori, anche in seno all’Unione Europea. Dal «Codice Rosso» ai «Centri antiviolenza», nel nostro Paese, per esempio, si sono elaborate politiche di sostegno alle donne vittime di violenza, anche se i finanziamenti sono spesso discontinui e insufficienti.



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